martedì 7 luglio 2009

Alla corte del re dei Cremisi

La prima volta che ascoltai questo gruppo mi parve di sentirlo dentro di me l'urlo dell'uomo schizzoide.
Era l'anno 1973, l'album era uscito da 4 anni e mi proiettò immediatamente ascoltando questi brani nel 21° secolo.
Rock progressive britannico, una assoluta novita per quegli anni.
La voce distorta di Greg Lake ( confluirà poi negli E.L&P.) apre il primo pezzo dell'opera " 21th Century Schizoid Man".
Un unizio spiazzante, coinvolgente, proiettando fantasie finora inimmaginabili. Rimasi piacevolmente spiazzato.
Come per la maggior parte delle opere rock di allora, si dovevano ascoltare gli L.P. almeno 4 o 5 volte per poterne apprezare tutto il loro valore. Poi, non vedevi l'ora di essere a casa da scuola per riascoltarli.
Si chiude il primo atto e si torna nell'illusione onirica e nella quiete stagnante di "Moonchild". La voce di Lake diventa sempre più flebile fino a lasciare spazio all'agonia dissonante degli strumenti degli altri musicisti, per una pura gemma free-form. Fervono i preparativi, i componenti della band, al seguito di Fripp, stanno per entrare alla corte del Re Cremisi. E' l'ultimo atto: "The Court of the Crimson King". Il suono del mellotron si fa sempre più incalzante e Lake conclude la sua parte seguito dai compagni che ribattono con un tono corale ossessivo e lancinante.
Si chiude così il primo capitolo dei King Crimson.
Le formazioni cambieranno numerose volte nell'arco di trent'anni gravitando attorno alla sagoma imperiosa di Fripp, che cambierà marcia passando dal progressive più genuino dei primi tempi a successive elucubrazioni a volte apprezzabili, a volte forse un po' troppo pretenziose.
I tempi cambiano e, ascoltando gli ultimi lavori del gruppo, risulta ormai difficile sentire l'urlo dell'Uomo Schizoide del Ventunesimo Secolo, ma resta pur sempre il suo sguardo allucinato che custodisce i suoni di un'opera che resta tuttora unica nel suo genere.




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