lunedì 27 luglio 2009

Laurie Anderson



Laurie Anderson è una delle artiste che ha definito il termine "avanguardia" per la fine del secolo: una posa fredda, distaccata, astratta, raffinatamente volgare, sottesa da una paura irrazionale del presente e da premonizioni inquietanti del futuro, e masochisticamente succube della tecnologia moderna.
Ma Laurie Anderson è l'avanguardia.

Anderson ha coniugato musica elettronica, minimalismo, gestualismo e ha immesso nel vocalismo sperimentale la maniera del music-hall. Saliente come punto di fusione e compromesso, il suo stile di canto ha importanza soprattutto per aver nobilitato il recitato. La sua arte compositiva è comunque soprattutto un fatto di arrangiamenti, di integrazione di eventi (sonori e non) fra loro culturalmente distanti, in un nuovo genere sofisticato e leggero, futurista e pan-etnico, di forma-canzone. Anderson eccelle soprattutto nell'aspetto multimediale.

Le sue canzoni-sketch si svolgono lente, ripetitive e colloquiali, in un'atmosfera dimessa ed irreale fatta di ritmi etnici e di soffici tappeti elettronici, a metà fra l'ipnosi e l'onirismo. Strati di vocalizzi filtrati, più recitati che cantati (secondo la tecnica del Sprechgesang, della canzone-discorso), danno luogo a melodie ben riconoscibili. I testi sono a loro volta ispirati ad una comica filosofia del quotidiano.

lunedì 20 luglio 2009

Danzando con il cavaliere illuminato dalla luna

“Mi puoi dire dov’è il mio paese?”
disse l’unifaun alla persona amata.
“E’ con me!” gridò la Queen of Maybe
- per le sue mercanzie, egli barattò il suo amore.



Così inizia l'album Selling England by the pound dei Genesis, uno dei più venduti e definito dai critici l'album della maturazione.
Tipico di Peter Gabriel sono i giochi di parole, dove proprio in questi pezzi trovano maggior espressione, a volte con frasi intraducibili o senza senso.
Nell'inizio che ho messo sopra se ne può vedere già una : Unifaun. E' un insieme di uniform (divisa,uniforme) unicorn (unicorno) e faun ( cerbiatto) e simboleggia la vecchia Inghilterra.
Queen of Maybe è la nuova Inghilterra ( gioco di parole dal Queen of May che rappresentava il buon raccolto mentre qui regina del forse).
L'album è un racconto ironico sull'inghilterra, forse uno dei più politicizzati e ironici dei Genesis.
Forti critiche al consumismo, ai supermarket dove la gente è disorientata da falsi sconti.
bellissima la similitudine fonica fra Grail (il Graal) e i grails che sono punti del supermercato sotto forma di bollini, oppure sull'indovino che legge le carte nei tempi passati e ora le carte di credito per verificarne la fortuna.
Vendere l'inghilterra a sterlina ( così la traduzione di selling england by the the pound) è un album molto complesso nei testi, si consiglia di leggerli già tradotti per assaporarne i giochi di parole, magari con il testo integrale vicino.

martedì 14 luglio 2009

sciopero

sabato 11 luglio 2009

Auguri Marilena

mercoledì 8 luglio 2009

THE CREAM




Eric Clapton, Jack Bruce, Ginger Baker, ovvero THE CREAM.
I Cream furono uno dei gruppi più innovativi della storia del rock britannico dei tardi anni sessanta.
I Cream rivisitarono il blues, liberandolo da certi vecchi stilemi, lo innovarono, attraverso riff potentissimi di poche note, ma impregnati di una potente carica espressiva tale da sostenere l'intelaiatura di un intero brano anche per diversi minuti; ma la loro forza era anche una base ritmica, robusta e potente ma agile al tempo stesso, capace di esplodere in ampie improvvisazioni all'insegna del feeling, e magari correre il rischio di non terminare mai, se l'ispirazione era quella giusta. A volte i Cream, lavoravano d'insieme, come un solido e armonioso unico corpo; altre volte, invece, usavano spartirsi gli spazi in un intero 33 giri, personalizzando a proprio piacimento un determinato suono, ma riuscendo al contempo a creare un universo di fantasia in cui confluivano gli umori più svariati.

Precursori dell'hard rock Il trio iniziò a sfoggiare la propria esperienza nei club londinesi e successivamente sui grandi palcoscenici dei concerti rock, esibendosi in virtuose jam session, basate soprattutto sull'improvvisazione e vigorosamente amplificate.

Il mio pifferaio magico

Chet Baker.
Ho avuto il piacere di vederlo ad Alessandria, al teatro Vescovado, avevo 17 anni.
Con poche lire in tasca eravamo venuti a conoscenza che c'era un trombettista jazz di passaggio, dopo un concerto a Milano.
Aveva amici nella mia città e si era fermato a dormire nella loro casa.
Quella sera aveva voglia di suonare, era in palla, dicevano loro.

Il concerto era gratuito, io non lo conoscevo affatto.
Palco vuoto, una sedia, una batteria e un contrabbasso appoggiati ad un amplificatore.
Entra il trio insieme, Chet abbozza un sorriso mentre si scola una birra, era completamente senza denti.
Dico a Flavio e a Spiguz, ma come farà a suonare la tromba se gli mancano i denti? E loro..Boh? E chi cazzo sarà?
Mi volto, un ragazzo più vecchio di me mi dice," ma come non sai chi è?", " è uno dei più grandi jezzisti al mondo".
Ho pensato mi prendesse in giro, ma come se fosse vero verrebbe qui in questo teatro squarcione, gratis,e con 100 persone al massimo.

Saluta tutti, un altro timido sorriso, sguardo triste, ma occhi profondi, come se ci guardasse dentro tuti, io ero in prima fila, sembrava mi guardasse un extraterrestre.

......e il suono che mi arrivò dritto al cervello. Fu il soffio disperato della tromba in My funny Valentine. e la voce sbagliata di Chet Baker, e la sua tecnica di suonare la tromba senza denti, unico al mondo.
Denti rotti da uno spacciatore a New york, perchè non aveva soldi per pagare arretrati di dosi d'eroina.
Ucciso nella stazione di Amsterdam dall'ennesimo spacciatore in credito con lui, è morto il mio pifferaio magico, è morto il jazz.

martedì 7 luglio 2009

Alla corte del re dei Cremisi

La prima volta che ascoltai questo gruppo mi parve di sentirlo dentro di me l'urlo dell'uomo schizzoide.
Era l'anno 1973, l'album era uscito da 4 anni e mi proiettò immediatamente ascoltando questi brani nel 21° secolo.
Rock progressive britannico, una assoluta novita per quegli anni.
La voce distorta di Greg Lake ( confluirà poi negli E.L&P.) apre il primo pezzo dell'opera " 21th Century Schizoid Man".
Un unizio spiazzante, coinvolgente, proiettando fantasie finora inimmaginabili. Rimasi piacevolmente spiazzato.
Come per la maggior parte delle opere rock di allora, si dovevano ascoltare gli L.P. almeno 4 o 5 volte per poterne apprezare tutto il loro valore. Poi, non vedevi l'ora di essere a casa da scuola per riascoltarli.
Si chiude il primo atto e si torna nell'illusione onirica e nella quiete stagnante di "Moonchild". La voce di Lake diventa sempre più flebile fino a lasciare spazio all'agonia dissonante degli strumenti degli altri musicisti, per una pura gemma free-form. Fervono i preparativi, i componenti della band, al seguito di Fripp, stanno per entrare alla corte del Re Cremisi. E' l'ultimo atto: "The Court of the Crimson King". Il suono del mellotron si fa sempre più incalzante e Lake conclude la sua parte seguito dai compagni che ribattono con un tono corale ossessivo e lancinante.
Si chiude così il primo capitolo dei King Crimson.
Le formazioni cambieranno numerose volte nell'arco di trent'anni gravitando attorno alla sagoma imperiosa di Fripp, che cambierà marcia passando dal progressive più genuino dei primi tempi a successive elucubrazioni a volte apprezzabili, a volte forse un po' troppo pretenziose.
I tempi cambiano e, ascoltando gli ultimi lavori del gruppo, risulta ormai difficile sentire l'urlo dell'Uomo Schizoide del Ventunesimo Secolo, ma resta pur sempre il suo sguardo allucinato che custodisce i suoni di un'opera che resta tuttora unica nel suo genere.




sabato 4 luglio 2009

Ehi You - The Wall

La seconda parte di The Wall erompe in presa diretta dal baratro della follia.
Il brano, lapidariamente intitolato Hey Tu, è imperniato sulla lenta e dolorosa risalita dal fondo appena toccato (Good bye cruel world), una risalita resa possibile dall'aiuto di ancora sta fuori dal "muro" e cammina sul cornicione dello stesso.
Il testo è brillantemente didascalico e dissennato al punto giusto:

Hey tu,
la fuori nella strada,
che fai sempre quello che ti viene detto,
puoi aiutarmi?

Hey tu,
la fuori dietro il muro
che rompi bottiglie nel vicolo,
puoi aiutarmi?

Con Hey You, Waters sembra voler identificare negli altri esseri umani, nel loro aiuto, nella solidarietà collettiva il solo possibile tramite per liberarsi dell'oppressione del muro, per uscire dal baratro che il muro delimita. La sua è una invocazione disperata, un appello alla reazione collettiva, nella speranza, alla fine, di riuscire:

Hey tu,
non dirmi che non c’è più alcuna speranza,
insieme resisteremo, divisi cadremo.

In due interviste a poca distanza l'una dall'altra, R. Waters e D.Gilmour ammettono le loro idee politiche di sinistra. Sempre schivi a parlarne i Pink hanno lasciato che siano i testi a parlare per loro. Ma l'intervista rilasciata era sulla Tacher e non hanno potuto fare a meno che dire tutto il loro disprezzo per una politica di quel genere.

giovedì 2 luglio 2009

Il lato oscuro dei Pink



Quando il gruppo si riunisce in uno studio di West Hampstead nel Gennaio 1973 le idee erano poche e l'unica canzone già pronta è Us And them scartata da Zabriskie Point. Secondo i ricordi di Gilmour " ci ritrovavamo in una sala prove, e Roger se ne uscì con l'idea di parlare di tutto quanto può portare la gente alla pazzia".
Roger Water a proposito dice: " Un tema che corre per tutta l'opera, la vita esemplificata dal battito del cuore, e così via fino alle pressioni anti-vitali".
Con sole e luna a simboleggiare la vita e la morte, il buio e la luce, Waters elenca i modi e i tempi di questa pazzia, quella che in Time definisce " una quieta disperazione, al modo inglese".
E' un Waters già amaro e sarcastico e il gruppo lo segue bene, ma senza gli eccessi delle produzioni successive . La musicalità è morbida, sintetizzatori discreti e slide di chitarra ampi, o di sognante chitarra solista.
Sul finire dell'opera, in panorami sempre più sconsolati. sfocia la follia di un Lunatic che ricorda da vicino il sempre incombente Syd Barrett.
C'è spazio anche per un qualcosa di inconsueto Money, forse il primo pezzo di successo su ritmo 7/4, dove l'inizio dei registratori di cassa è stato registrato più volte, alla ricerca di una perfezione quasi maniacale.
La fortuna commerciale di THE DARK SIDE OF THE MOON è quasi subitanea. Disse Roger Waters: "ci ha dato un mucchio di soldi questo album, ma noi non lo sentivamo diverso dagli altri, abbiamo soltanto raccontato il nostro punto di vista...come sempre del resto. Ma ha anche mutato, per sempre, la personalità dei Pink Floyd."